Quest'estate in Brasile si disputerà la ventesima edizione dei "Campionati Mondiali di Calcio". Sembra che non siamo lontani però dal giorno in cui vedremo, al posto dei nostri idoli, dei robot che si rincorrono e lottano per la vittoria. L'iniziativa nacque nel 1992 e l'idea di far giocare a calcio dei robot fu divulgata per primo da Alan Mackworth, un professore della University of British Columbia (Canada). Nello stesso anno a Tokyo venne organizzato un Workshop inerente all'intelligenza artificiale dove fu molto discusso il tema di diffondere, attraverso lo sport più popolare al mondo, gli sviluppi della scienza e della tecnologia. Nel giugno del 1993, dopo aver analizzato i primi ostacoli da superare e raggiunto un accordo, fu fondato il "Robot J-League" (J-League è il nome del più importante campionato di calcio giapponese).
Il blog che vi terrà aggiornati sulla robotica e su come essa influenza le nostre vite quotidianamente. Gli autori - Carla Maria Raffa, Giuseppe Ruvolo e Mattia Dell'Isola - sono tre ragazzi del Politecnico di Torino che stanno seguendo "Rivoluzione Digitale", corso tenuto dal prof. Juan Carlos De Martin.
giovedì 29 maggio 2014
mercoledì 21 maggio 2014
La rivoluzione è tridimensionale!
mercoledì 14 maggio 2014
Camice verde per i Robot
Da Vinci it.wikipedia.org |
Affidare la propria vita ai robot oggi è possibile, infatti li
ritroviamo anche nelle sale operatorie, pronti ad operare.
La chirurgia robotica ha fatto il suo ingresso recentemente e rientra
nell'ambito della chirurgia mini-invasiva. In realtà, il robot non è completamente autonomo, ma è controllato per
mezzo di una consolle dal chirurgo, che non si trova nella sala operatoria, ma
gestisce (da fuori) i bracci meccanici dell’automa. Osservando il tavolo operatorio, il paziente non è solo con il
robot/chirurgo, ma un equipe di medici affianca e inserisce i bracci robotici nella cavità sede
dell’intervento.
Il primo dispositivo di chirurgia robotica è rappresentato dal DaVinci della Intuitive Surgical, che ha ottenuto nel 2000 l’autorizzazione per
essere utilizzato nella chirurgia laparoscopica. Il Da Vinci è composto dalla consolle e da quattro bracci robotici (www.oggi.it):
tre vengono utilizzati per operare, mantenendo bisturi, forbici o
strumenti di elettrocauterizzazione, mentre il quarto viene adoperato per
riprendere l’intervento e consentire al chirurgo una visione completa in
stereoscopia dalla consolle, pertanto è formato da una telecamera con due
lenti. Essendo un robot meccanico è il chirurgo a muovere i bracci attraverso
due pedali e due controlli manuali.
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domenica 11 maggio 2014
Il futuro della riabilitazione ? E' nei robot.
Foto di Silvestro Micera e il suo lavoro all' EPFL |
Afferrare una tazza o fare le scale, questo è il sogno di
migliaia di persone che hanno perso l’uso degli arti.
Grazie alla robotica questo sogno potrebbe divenire presto
realtà!
La riabilitazione robotica è basata su esercizi ripetitivi finalizzati ad un esperienza sensoriale-motoria che affianca la terapia classica. Diversi studi hanno dimostrato un recupero significativo del movimento degli arti per i pazienti che ne fanno utilizzo. Ma più in generale possiamo constatare che l’impiego di nuove tecnologie in ambito riabilitativo è una
pratica perseguita da anni e i risultati ottenuti fin ora sono davvero sorprendenti. Come riportato rispettivamente da il "Corriere della Sera" e "Il Sole 24 ore" Dennis Aabo Sørensen ed il progetto “Rewalk“ sono un esempio di quanto la robotica possa influenzare il recupero delle abilità. Partiamo dal primo: Dannis Sørensen.
giovedì 8 maggio 2014
Paura dei Robot?
La paura è un sentimento intrinseco in ogni essere umano, come il
bambino che ha paura del buio perché non riesce a distinguere cosa gli sta
intorno, così ogni uomo ha paura di ciò che non gli è chiaro.
Anche i Robot suscitano questo sentimento?
Uncanny valley it.wikipedia.org |
Secondo uno studio (www.giornalettismo.com), più l’ automa è simile all'essere umano, più fa
paura.
Il motivo di questo strano
comportamento sta interessando i ricercatori Kurt Gray dell’università
International del North Carolina e Daniel Wegner di Harvard.
Entrando più nel dettaglio di tale studio, gli scienziati sono
convinti che l’aggiunta di caratteristiche troppo umane suscita negli uomini preoccupazione,
poiché viene oltrepassato il limite che separa l’uomo dal robot, ossia la
capacità di sentire e di dare un senso alle cose.
lunedì 5 maggio 2014
Robonaut pronto per le passeggiate spaziali
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