mercoledì 30 aprile 2014

E l'uomo creò i ROBOT

L’utilizzo dei robot o meglio di sistemi di controllo automatico ha radici molto antiche, già nel III secolo a.C. in Grecia vennero progettati apparati galleggianti impiegati per la regolazione del livello dell’acqua.

In realtà, pensare al primo robot ci rimanda al XVIII secolo, quando alcuni orologiai produssero dei manichini semoventi con sembianze umane, ma bisognerà aspettare l’invenzione dei computer per poter parlare di veri e propri robot.

In questo secolo in Europa vennero impiegati dei dispositivi di controllo automatico in grado di mantenere costante la velocità dei “motori primi”, le prime macchine trasformatrici di energia come i mulini a vento, i mulini ad acqua e le macchine a vapore.

E. Lee nel 1745 e Mead nel 1787 idearono in Inghilterra dei dispositivi a rotazione per la regolazione della velocità di mulini a vento. Il regolatore di Mead conteneva un misuratore centrifugo di velocità, con cui venivano ruotate le pale del mulino, in modo da offrire maggiore o minore superficie al vento.
Lo stesso principio venne sfruttato da J. Watt per la regolazione della velocità delle macchine a vapore rotative.
Da questo momento lo sviluppo di dispositivi per la regolazione della velocità continuò per tutto il XIX secolo.

en.wikipedia.org
Con l’inizio dell’era industriale l’esigenza di sostituire in tutto o in parte l’intervento dell’uomo nei processi produttivi fu più forte, pertanto l’automazione divenne essenziale per l’esecuzione di operazioni specifiche. Un esempio è dato dai telai tessili automatici, le macchine per lavorazioni meccaniche, quali il taglio, la foratura.
Questo tipo di automazione, legata ad operazioni specifiche viene detta rigida, poiché le macchine non possono svolgere compiti differenti da quelli per cui sono stati progettati.
In opposizione, l’automazione flessibile utilizza macchine in grado di eseguire operazioni differenti, il robot industriale ne è l’esempio per eccellenza.

Il Robot è un manipolatore multifunzionale riprogrammabile.
Shakey rappresenta la realizzazione della definizione appena data di Robot. Esso fu progettato dai ricercatori dello Stanford Research Institute (USA) negli anni ’60. E' capace di posizionare blocchi in pile verticali, utilizzando una videocamera ed elaborando le informazioni ricevute, tramite tale sensore visivo, con un computer.



Attualmente i robot possono essere ridotti a tre categorie, in base al tipo di compito che sono in grado di eseguire.
·         I robot della prima generazione apprendono, eseguono e ripetono successioni semplici di operazioni di manipolazione; inoltre l’ambiente in cui sono impiegati è strutturato in modo tale da permettere l’esecuzione delle loro operazioni.
·         I robot della seconda generazione prevedono anche qualche capacità sensoria, hanno una maggiore capacità elaborativa, quindi possono eseguire compiti nei quali sono richiesti ampi spostamenti.
·         Infine, i robot appartenenti alla terza generazione sono dotati di facoltà sensorie simili a quelle umane, se non superiori. Saranno in grado di cooperare tra di loro per l’esecuzione di compiti estremamente complessi e di prendere decisioni sulla base di eventi e regole.

www.schipul.com
I robot della terza generazione sono ancora in fase di sviluppo, il futuro ci riserverà numerose sorprese. 








Nessun commento:

Posta un commento